Il Fogolâr Furlan di Milano annuncia la scomparsa del presidente Alessandro Secco

da | Feb 27, 2017 | Primo piano

Mandi mestri

di Marco Rossi *

Martedì 21 febbraio 2017 è mancato Alessandro Secco.
Nato a Tarcento il 23 gennaio 1932, lo stesso giorno del 1959 arrivava a Milano in cerca del primo impiego. Laureato in chimica industriale, entra poco tempo dopo alla Pirelli, come chimico ricercatore. Dal 1978 al 1982 è in America per attivare un nuovo laboratorio di ricerche della Pirelli.
Al rientro si avvicina per la seconda volta al Fogolâr Furlan di Milano che prima frequentava saltuariamente. Ne diventa dapprima vicepresidente e dal 2000 è il Presidente fino alla sua scomparsa.
Un ruolo che ha sempre potato avanti con grande impegno e per il quale, tra tutte le attività, ha creato un geniale corso di Lingua e Letteratura Friulana che nel 2017 è arrivato alla XIX edizione. Unico corso di marilenghe fuori dalla Piccola Patria a godere del patrocinio della Società Filologica Friulana.Non è facile riassumere la vita di questo Presidente in un semplice articolo. Una persona non si può descrivere, ci si vive accanto, si condividono interessi, lotte, amicizie, programmi, eventi…
Si accettano i vari aspetti dei reciproci modi di vivere.
Amo ricordare il mio incontro con Sandro. Anzi i primi due incontri con lui.
Dapprima in occasione di un mio concerto nella Basilica dei SS. Apostoli e Nazaro a Milano, un concerto dell’Ensemble Azzurro dell’Aeronautica Militare negli anni ’80 organizzato in collaborazione con il Fogolâr Furlan di Milano di cui ero solamente socio. Poi la preparazione della monografia del cinquantesimo e il primo arrivo a Tarcento nella sua casa friulana per decidere cosa scriver e come.
Da qui si può dire che inizi un lungo periodo di collaborazione, ma anche e soprattutto di amicizia. Una collaborazione che mi ha avvicinato al Consiglio Direttivo, alle gestione del Fogolâr di Milano in prima linea, al giornale di cui oggi sono Direttore Responsabile.
I molti interessi comuni e la sterminata cultura di Sandro ne facevano persona di grande pregio e valore.
Musica, flora, cibo e vino, montagne, viaggi e curiosità del mondo. Una innata passione per la ricerca linguistica e le diversità conosciute nel mondo, dal russo all’ebraico, dall’inglese al tedesco, ma soprattutto la profonda analisi e conoscenza del friulano e delle sue infinite varietà e sfumature, nei più remoti angoli della Piccola Patria. E molto spesso accompagnate da una impeccabile pronuncia. Come dimenticare la sua parlata nella varietà di Verzegnis con infallibile cadenza. E poi tutti i collegamenti, le etimologie, le origini dei nomi, le eterne polemiche con il friulano moderno con i termini inventati o con il modo sbagliato di insegnare.
Sandro era un simpatico brontolone, a detta di tutti, ma oserei dire un brontolone positivo. Un amante della giustizia e della correttezza anche se spesso amava travalicare. Ma sempre equilibrato. Diciamo per il gusto di creare qualche polemica e intravedere nella discussione una soluzione.
Eterne le riunioni sul giornale, sulla scelta degli articoli, delle fotografie.
Ma era anche un coraggioso utilizzatore del computer che, in avanzata età restava un modo rapido per procedere anche se era spesso oggetto delle sue ire quando perdeva un file o una cartella ove aveva con pazienza raccolto testi e immagini.
E proprio il computer ci aveva permesso di creare questo giornale con tempistiche rapide, con maggiore possibilità di controllare bozze e discutere comodamente dalle proprie case per migliorare ogni pagina, ogni articolo.
E come dimenticare le serate più importanti, quelle in cui proporre eventi e manifestazioni in attesa di un profumato vino (sempre friulano) o di un risotto. Con immancabili doti di simpatia e critica su chi preparava i piatti in cucina…
E le preziose serate tra musica, letture e, in tempi più recenti, enogastronomia nate a Sedilis dapprima in chiesa e poi ospitate dall’Osteria di Diego, all’Ongjarut. Eventi estivi che erano sempre attesi e con una incredibile partecipazione.
Potrei così proseguire all’infinito, tante sono le vicende che ci hanno accomunato a lungo per frequentazione e per l’amore per il Fogolâr di Milano.
La mia storia di amicizia e di strette sinergie è durata poco più di vent’anni, iniziata praticamente con una monografia nel 1996 e chiusa con una seconda monografia pochi mesi fa.
Ultimamente non aveva grandi voglie di scrivere, ma l’avevo convinto a preparare la premessa dell’ultimo volume, uscito per il nostro 70° dalla fondazione, e altrettanto avevamo concordato di firmare a quattro mani il testo di chiusura di quel volumetto.
Un testo che nella mia idea, da lui subito condivisa, sembrava rappresentare il passaggio di un «testimone», tra un Presidente e un più giovane Segretario che era fermamente intenzionato a proseguire le storie e le vicende del Fogolâr.
Ora devo accettare che questo «testimone» sia stato lanciato, che sia da raccogliere.
Sicuramente non lo faremo cadere a terra, ma saremo pronti a raccoglierlo. E su questa strada non si deve essere soli, ma proseguire con quanti vogliono essere vicini al vero spirito del Fogolâr Furlan.
 

*vicepresidente del Fogolâr Furlan di Milano e Direttore Responsabile del periodico «Fogolâr Furlan di Milano»

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